Simona si racconta: dal brutto infortunio al ritorno in pista.
Come dire ad una velocista che è arrivato il momento di fermarsi, che non potrà più correre per molto tempo? E come fa un’atleta che ha fatto della velocità la sua disciplina principe ad accettare una infausta diagnosi di lesione di terzo grado al crociato posteriore?
“Era il 20 Luglio 2021 – racconta Simona Senatore – ultima gara prima di chiudere la stagione. Volevo dare il massimo e fare il personale sui 200, mi sentivo davvero bene. All’improvviso tutto è cambiato, a pochi metri dal termine della mia gara, 20-25 circa, cado senza capirne ancora oggi la dinamica. All’inizio pensavo fosse una banale caduta ma, dopo vari consulti con i migliori ortopedici, mi viene diagnosticata la lesione di terzo grado al crociato posteriore, palesandomi l’operazione come scelta indispensabile al fine di proseguire la mia carriera sportiva”
La paura dell’operazione e le incertezze sul futuro, un lavoro prima psicologico e poi fisico cui Simona non si è potuta sottrarre. “Avevo paura, ma non c’era scelta, dovevo operarmi. Ho pianto, mi sono lasciata andare pensando di non farcela ma, grazie alla mia famiglia, allenatore, medici, amici ed alla mia squadra, mi sono fatta forza ed oggi, a distanza di 1 anno e 7 mesi dall’operazione, sono tornata ad allenarmi in pista”.
Dalla disperazione al ritorno sulla pista gommata, con la voglia di spaccare il mondo ma doversi frenare e non lasciarsi prendere troppo dalla voglia di accorciare i tempi. Per chi subisce questi infortuni la pazienza deve essere alla base del recupero, anche a costo di metterci più tempo del solito. “Vorrei tornare alle gare – continua Simona – ma so che è meglio non forzare i tempi. Non riesco ad allenarmi ancora come vorrei ma devo rimanere tranquilla, devo continuare a lavorare con voglia e dedizione, non mollerò!”
Lo sport come aggregatore sociale, quante volte lo abbiamo sentito dire? È proprio in racconti come questi che ne capiamo il reale significato. Fare squadra cementifica i rapporti umani, compattandosi, divenendo un’unica cosa, squadra, appunto. “La mia squadra mi manca tanto, le loro urla di incoraggiamento prima e durante una gara, tutto il clima che c’è intorno. Non mi hanno mai fatto mancare vicinanza e supporto, tornerò in gara anche per loro”.
Simona, grazie. Noi ti aspettiamo in pista, ti aspettiamo ad Agropoli!